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Racconti da Marahan -> Deus ex machina, di Ohmnibus -> Broneshoke
Approdarono a Gulmas, città sulle sponde occidentali del golfo di Beroken. Molti stranieri giunti da altri continenti venivano a trovarsi in una terra completamente sconosciuta, senza conoscenze né punti di riferimento. Per di più, nella maggior parte dei casi, si trattava di individui pronti a tutto, dotati di una certa abilità nel combattimento. Di conseguenza nelle città portuali proliferavano le organizzazioni di mercenari, che facevano del flusso di immigrati un sistema per arricchire progressivamente il numero di uomini a disposizione, reclutando quelli meglio dotati delle giuste competenze. Gulmas, per di più, era il punto di arrivo della maggior parte di questi stranieri, e di conseguenza i suoi porti erano contesi da numerose gilde, ed da alcune di queste gilde, le più potenti, attingevano perfino i Signori della Conoscenza, quando necessitavano di soldati o di servitori.
Di conseguenza ad accogliere i nuovi arrivati c'era un funzionario degli Andrad, la più grande gilda di mercenari del paese. Era un uomo molto robusto, ma dai lineamenti piacevoli e dal modo di fare convincente.
"Benvenuti nel Llundian, Paese della liberà e dell'agio!" prese a dire, allorché tutti furono sbarcati. "Sono Lavan, messo della gilda chiamata Andrad, e dalla gilda inviato ad accogliervi con parole di benvenuto. Qui potrete coronare senza dubbio ogni vostra speranza... se saprete essere pazienti, e costanti nell'impegno, e se sarete in grado di integrarvi. Ma grande è la vostra fortuna! Perché la mia gilda, la più grande della città, è sempre in cerca di persone in gamba, ed è ben lieta di offrire loro molti aiuti. Insegnare le nostre usanze, fornire protezione, offrire un posto dove dimorare... è questo che amiamo fare, e in cambio chiediamo null'altro che la vostra disponibilità. Ponderate bene la vostra situazione, e valutate se è il caso di vagare confusi ove tutto è sconosciuto o di avvalersi dell'aiuto di amici importanti pronti a tendere la mano in caso di bisogno. Ma ora ho detto abbastanza, non indugiamo oltre. Chiunque abbia il senno di accettare la proposta della mia gilda, fornisca il suo nome e le sue competenze al mio collega", indicò un uomo seduto dietro un piccolo tavolo dietro di sé. "Chi vorrà essere dei nostri, in serata verrà condotto ad una comoda dimora ove passare la notte. Domani non saremo più qui, quindi è bene che decidiate in fretta."
Soprattutto a seguito di quest'ultima frase, i dubbi di molti dei presenti lasciarono posto all'opportunità offerta dal momento, e decisero di accettare la proposta. Waya ponderò la situazione, e si rese conto di avere in effetti ben poche alternative. Sebbene fosse molto più che stanco delle torride temperature del suo paese, decise che si erano mossi fin troppo a nord, e che lì il clima iniziava a diventare fastidiosamente freddo per le sue abitudini. Non aveva monete, né oggetti di valore da poter barattare. Non ci sarebbero stati troppi problemi a derubare qualcuno del posto, ma pensò che indubbiamente quello non era il modo migliore per iniziare la sua nuova vita.
"Waya, figlio di Ayar, del clan degli Ashnar. Sono un nordan, e la mia spada è temuta", disse al collega di Lavan.
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Decisamente il giaciglio nella stanza comune ove era stato scortato non era il posto migliore sul quale avesse dormito, ma a lui sembrò ugualmente una sistemazione degna di un nobile, se paragonata al disagio dei cubicoli della Arstein. Fu svegliato il mattino presto, ed indirizzato al campo di addestramento. Qui erano presenti molti dei passeggeri della Arstein, probabilmente quelli che la sera prima si dichiararono, come lui, abili nel combattimento. Era un ampio cortile di polverosa terra battuta, delimitato da alte palizzate su tre lati, e da un edificio sul quarto. Waya aveva attraversato quell'edificio, per arrivare al cortile, e durante il tragitto si rese conto che probabilmente vi erano collocati degli uffici. Nel cortile era allestito un lungo tavolo con allineate molte armi - per la maggior parte spade - normali ed in legno da addestramento. Due uomini in divisa fecero allineare Waya e gli altri, ma non dissero nulla. Dopo alcuni minuti, arrivo un uomo, pure lui in divisa, di altezza media, dalla corporatura eccezionalmente robusta e dalla pelle color cenere. I suoi occhi erano profondamente incassati sotto l'arcata sopraccigliare, glabra come il resto del capo. A Waya l'uomo sembrò cieco, per via della colorazione delle sue pupille insolitamente pallide e lattiginose, ma si avvide subito di essere in errore. L'uomo passò in rassegna i presenti, e si presentò.
"Sono il Tenente Gambar, e voi siete stati assegnati a me. Da ora siete mie reclute." fece una breve pausa. "Per quanto voi possiate esser convinti di saper combattere, vi assicuro che siete in errore. Sarò io ad insegnarvi come farlo. Dapprincipio vi addestrerò all'uso della spada, l'Arma per eccellenza, la Lama al di sopra di tutte le altre armi. Vi dimostrerò che non esiste nessuna arma in grado di competere con la spada, e nessun combattente è in grado di fronteggiare un abile spadaccino. Visto che non vedo nessun brone, è probabile che qualcuno di voi non sia in grado di sopportare i miei addestramenti. Costoro verranno cacciati dalla gilda. Chi invece resisterà, anche se non sarà mai al livello della mia razza, potrà fregiarsi dell'appellativo di Guerriero. Ora, voglio testare il vostro livello. Tu..." indicò uno dei presenti. "Prendi un arma e vibra un colpo contro quest'asse" indicò un palo di legno del diametro di 15 centimetri, profondamente piantato a terra ed alto dal terreno un metro e mezzo circa, leggermente inclinato. L'uomo prese una spada di medie dimensioni, e colpì goffamente l'asse. La lama penetrò alcuni centimetri nel legno prima di andare in frantumi. Alcune schegge di metallo schizzarono in ogni direzione, ed una colpì l'occhio di una delle reclute, che si accasciò gemendo. Gambar ordinò ad uno dei suoi assistenti di portare in infermeria il ferito, quindi si rivolse ai coscritti.
"Chi non è in grado di combattere, non solo mette a repentaglio la propria vita, ma anche quella dei suoi compagni. Ora, mentre il nostro amico dalla mano incerta farà numerose flessioni per dimostrare il suo cordoglio, qualcuno si sente in grado di fare di meglio?"
Le reclute capirono allora che il trave di legno non era stato posizionato in modo casuale. La sua inclinazione favoriva la rottura delle lame e, per via della collocazione, eventuali schegge di acciaio sarebbero pericolosamente guizzate loro addosso. Gambar sembrò intuire i ragionamenti degli uomini, ed il suo volto si deformò in un ghigno sadico che riempì di inquietudine la maggior parte dei presenti. Ma non Waya, che non riuscì a trattenersi oltre, e fece un passo avanti. "Bene, abbiamo un volontario. Ebbene, scegli un arma, e colpisci. Vediamo di cosa sei capace."
Waya si diresse al banco delle armi, e quando individuò uno spadone a due mani di buona fattura, fu il suo turno di ghignare. Si mosse verso il tronco inclinato e caricò il colpo fino all'altezza della spalla, la punta dell'arma indirizzata al cielo. Contrasse i muscoli di spalle, braccia, torso e viso, e tirò un fendente poderoso. La lama si accorse appena della resistenza offerta dall'asse di legno, e lo mozzò di netto. Ma il vigore del fendente ed il peso dell'acciaio fecero sbilanciare il nordan che, pur non cadendo, incespicò leggermente e si trovò quasi di spalle al moncherino di legno. Lo stupore serpeggiò tra i presenti, ma non colpì Gambar.
"I tuoi muscoli sono davvero robusti, ragazzo." disse il brone. "Sembra proprio che quanto si narri sui nordan corrisponda a verità. Ma il legno non restituisce il colpo, e se fosse stato un avversario in grado di schivare il tuo fendente, offrendogli la schiena in questo modo saresti certamente morto. La spada non è da usare con la forza, ma con la destrezza. La spada non è un oggetto che distrugge, ma un oggetto che costruisce. Non distrugge vita, ma costruisce morte."
Così dicendo, prese a sua volta una spada di medie dimensioni, e si posizionò di fronte ad un altro di quei curiosi assi di legno. Si concentrò per non più di un secondo. Mosse agilmente il polso e l'arma sembrò sparire ed esplodere in centinaia di sottili gocce di luce che stillarono sul tronco. Ognuna di quelle gocce aveva per l'asse l'effetto di un pesante colpo d'ascia sferrato da un abile boscaiolo, ed in pochi istanti fu ridotto a minute schegge e pulviscolo di legno. Il brone tornò in posizione di guardia e le gocce di luce si condensarono nuovamente nella lama d'acciaio dell'arma. Ridurre quel trave in trucioli avrebbe spossato chiunque, ma egli non aveva il minimo segno di stanchezza, e dalla sua posizione di guardia avrebbe potuto tranquillamente sferrare numerosi altri attacchi come il primo.
"Ecco ciò che intendo. Questo era un esempio del Broneshoke, la Lama dei Brone, un'antica disciplina della mia gente. Quanti di voi si dimostreranno particolarmente dotati nel combattimento, potranno apprendere i segreti, e solo a costoro andrà il mio rispetto."
Waya era sovreccitato e felice. Finalmente qualcuno sembrava in grado di potergli insegnare come migliorare la sua tecnica.
Capitolo 1: Un nuovo Mondo
Capitolo 2: Broneshoke
Capitolo 3: Il Signore del Sapere
Capitolo 4: Un Lungo Cammino
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