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Racconti da Marahan -> Deus ex machina, di Ohmnibus -> Il Signore del Sapere
"Complimenti, Waya."
Il nordan, accaldato, rinfoderò la spada. Era la prima volta che Gambar lo chiamava per nome, ed era la prima volta che chiamava per nome una delle sue reclute. Tutte le fatiche di Waya erano valse a qualcosa ed ora si sentiva orgoglioso di sé stesso. "Devo dire che puoi migliorare ancora molto, sebbene i progressi che hai fatto in questi ultimi tempi siano prodigiosi. La tua tecnica è notevole: rammento ben poche persone in grado di tenermi testa così a lungo... ed anche il tuo Broneshoke sta migliorando. Nogemu deve averti preso in simpatia..." concluse la frase con una specie di ghigno, che era il suo modo di sorridere, e si congedò dal nordan con una pacca sulle spalle. Waya riprese gli esercizi.
Nell'ultimo mese aveva imparato a conoscere la sofferenza. Le parole di Lavan si dimostrarono al contempo vere e false. È vero che la gilda garantiva vitto e alloggio, tuttavia "null'altro che la vostra disponibilità" era un pallido eufemismo di ciò che veniva richiesto in realtà. Gambar era un istruttore indubbiamente qualificato, ma i suoi istinti sadici prendevano troppo spesso il sopravvento; le sue sessioni di addestramento erano massacranti tanto che nel giro della prima settimana quasi metà dei coscritti se ne andarono o furono cacciati. Spesso, inoltre, la gilda chiedeva qualche lavoretto extra, come sorvegliare lo scarico o il carico di una nave dall'attacco di banditi o gilde ostili. Inutile dire che non si trattava affatto di lavori semplici, ed anzi durante lo svolgimento di una di queste mansioni il gruppo di Waya fu attaccato, e quando tutto finì si accorse con costernazione che molti dei banditi morti nello scontro erano proprio i suoi colleghi allontanatisi o cacciati dalla gilda degli Andrad tempo prima. Comprese che la gilda non si limitava a raccogliere il maggior numero possibile di persone, ma si preoccupava anche di osteggiare quanti se ne allontanavano. L'idea riempiva di disagio Waya, che si sentiva in trappola e tentava di scacciare questi pensieri con l'allenamento. E, ancora una volta, anche se i complimenti di Gambar lo avevano riempito di fierezza, questo pensiero tornò ad amareggiarlo.
Il giorno seguente Gambar fece disporre le reclute rigorosamente in fila, pronte ad un ispezione, sullo stesso cortile ove era stato condotto il primo giorno di quella nuova vita. Da una porta sullo stesso lato dell'ingresso principale, scortato da Lavan, entrò un basso uomo dalla carnagione rosea e pallida. Due furono i particolari che colpirono principalmente Waya: il ridicolo numero di gioielli che esso indossava e lo strano accessorio simile in tutto e per tutto ad una coda che spuntava dalla parte posteriore delle vesti. "Questi sono gli uomini più adatti a scortarla, Ingegner Lauengram", disse Lavan. "Se non sbaglio, dagli accordi presi in precedenza, sono due gli uomini che..."
"Sbagliate", lo interruppe bruscamente il piccolo uomo con voce a metà tra il contrariato e l'annoiato. "Tre. Non meno di tre uomini mi saranno necessari per affrontare il viaggio. Evidentemente non avete ancora ricevuto la lettera della Corporazione delle Scienze."
"Ma Ingegnere," riprese allora Lavan, "gli ordini che ho ricevuto..."
"Ha!" lo interruppe di nuovo, con voce ancor più stridula. "Mi rammarico della vostra posizione, qualora vogliate contraddire il volere di un Signore della Conoscenza. Auran, per di più."
La parola non giungeva nuova a Waya, ed alcuni ricordi molto precedenti si affacciarono di nuovo alla sua memoria. Sapeva chi erano gli auran. Una razza che proveniva dalla sua terra, famosi per la loro arroganza e per la loro inutilità, evitati in tutte le maniere possibili dalla sua gente. Eppure è di un viaggio che stavano parlando, ed i suoi piedi erano decisamente stanchi di calcare la stessa terra. Si disse che era indubbiamente meglio affrontare un viaggio con un essere insignificante come quello piuttosto che restare ancora in quel posto. E poi, chissà, magari sarebbe anche riuscito a fuggire dai lacci che si sentiva addosso e che lo legavano a quella gilda. Sì sarebbe partito, quando l'auran l'avrebbe scelto... e sapeva che sarebbe stato scelto. In fondo era il migliore, o almeno così si sentiva.
"Beh, ad ogni modo, vediamo se tra questi derelitti umani riesco a trovarne tre abbastanza in gamba da potermi proteggere..." con un aria di sufficienza ed un espressione tali da renderlo la persona più odiosa del pianeta passò in rassegna le reclute. Arrivato all'altezza del nordan, il suo volto assunse una smorfia contrariata. Alla fine scelse tre militari, ma Waya non era tra questi. Fu preso dallo sconforto, e si disse che avrebbe dovuto fare assolutamente qualcosa, che da quel dannato posto doveva andarsene...
"Eppure", si ritrovò a parlare quasi senza rendersene conto, "da tutto quel parlare sembrava si trattasse di un viaggio pericoloso. E allora perché non sono stato scelto io come scorta?"
Gambar in un istante fu su di lui e lo schiaffeggiò per aver parlato senza esserne stato autorizzato, ma oramai aveva attratto l'attenzione dell'auran.
"Oh! Ma guarda un po'! Un cane nordan che crede di essere capace di qualcosa! Ebbene vediamo se sei veramente inutile o no. O meglio: vediamo se sei in grado di assumere le responsabilità derivanti dai tuoi atti. Se dici che avrei dovuto sceglierti, allora significa che ti senti migliore della mia scelta. E quindi che ti senti in grado di battere i miei tre uomini. Ebbene, vediamo come te la cavi in uno scontro tre contro uno!"
Waya capiva a stento i complicati giri di parole dell'auran, ma non aveva dubbio di essersi cacciato in una brutta situazione. I tre suoi commilitoni estrassero la loro arma all'esortazione di Lavan (che in tutti i modi cercava di essere accondiscendente nei confronti del piccolo uomo), e Waya si vide costretto a fare lo stesso, mentre le altre reclute si disponevano in cerchio attorno ai combattenti. Negli occhi degli avversari non leggeva rassegnazione ma determinazione. Indubbiamente anche loro avevano fatto i suoi stessi ragionamenti sul viaggio e sull'opportunità di uscire dalla gilda, e non intendevano lasciarsi scappare una simile opportunità. Tutto ciò a suo svantaggio, che fu costretto ad ingaggiare un combattimento all'ultimo sangue. Il primo dei tre, dimentico degli insegnamenti di Gambar, lo caricò senza elaborare un minimo di strategia. Waya fece una rotazione indietro e di lato, schivando il colpo, e la massa della spada, che aveva imparato ad utilizzare a suo favore, gli permise di fare una seconda rotazione e di colpire il suo avversario alla schiena. Colpì di piatto per non uccidere, ma lo slancio era notevole ed all'istante dell'impatto percepì attraverso l'acciaio la rottura di alcune vertebre. L'uomo cadde e non fu mai più in grado di rialzarsi sulle proprie gambe. Waya piantò la punta della spada a terra per smorzare la rotazione, e si ritrovò faccia a faccia con gli altri due, che già stavano avanzando, distanziandosi per poterlo prendere ai fianchi. Ratto, il nordan alzò di nuovo la spada in posizione difensiva, ma a poco gli valse contro l'attacco combinato dei suoi due commilitoni. Riuscì a deflettere il primo fendente sbilanciando l'avversario, ma non fu capace di evitare l'affondo del secondo, e la spada lacerò la protezione di cuoio e morse a fondo il bicipite sinistro. Accecato dal dolore, in un impeto di rabbia alzò con la sola mano destra l'imponente spada, e vibrò un colpo dall'alto verso il basso troncando l'arto ancora serrato alla spada sporca del suo sangue. Contemporaneamente si scagliò a testa bassa contro l'uomo appena colpito ed ancora ignaro della menomazione subita, trascinandolo parecchi metri più in là e scagliandolo in mezzo alla folla acclamante. Grazie a questa strategia, dettata più dall'istinto che dal raziocinio, venne a trovarsi fuori portata degli attacchi dell'ultimo dei tre avversari, e quando si voltò per fissarlo con aria minacciosa ed occhi carichi di furore, questi gettò la spada e dichiarò la sua resa. Gambar ghignò.
Capitolo 1: Un nuovo Mondo
Capitolo 2: Broneshoke
Capitolo 3: Il Signore del Sapere
Capitolo 4: Un Lungo Cammino
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